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Visualizzazione dei post da 2023

1922 - Rivoluzione all'italiana

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  Durante il Ventennio, il 28 ottobre era festa nazionale, in quanto anniversario della rivoluzione fascista . Longanesi sosteneva che gli italiani pensano di poter fare la Rivoluzione col permesso dei carabinieri, e il caso calza a pennello, perché quella del 28 ottobre fu una vera rivoluzione all'italiana: una rivoluzione in vagone-letto , quello preso da Mussolini la sera del 29 da Milano per giungere a Roma la mattina del 30 e poter così accettare l'incarico di formare un nuovo governo direttamente dalle mani di Sua Maestà.   Questa fu la vera "rivoluzione fascista" che consentì il formarsi del ventennale Governo Mussolini: un affare di palazzo, che portò il Re a temporeggiare sullo stato d'assedio consigliato dal primo ministro Facta nei confronti delle camicie nere adunatesi a Roma, per poi defenestrarlo e assegnare l'incarico governativo al leader del partito di quelle camicie nere. Diceva d'altronde sempre Longanesi: " Fra Facta e Mussolini, i

Il vecchio Proudhon

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Pierre-Joseph Proudhon  è stato un notevole pensatore dell'Ottocento francese, il cui destino è stato però quello di diventare una delle tante ombre di Carlo Marx. Infatti, Proudhon è uno di quei pensatori che furono criticati da Marx (e da Friedrich Engels) come afferente ad un "socialismo utopico" da distinguere da quello "scientifico" di cui era presuntamente portatore il marxismo (o quello che verrà definito tale, ché Marx notoriamente non considerava sé stesso "marxista").  In Italia, si tornò a parlare un po' di Proudhon negli anni '70, quando il discusso Bettino Craxi lo elesse a "capostipite" ideale del "suo" rinnovato Partito Socialista, proprio in contrapposizione alla storica nemesi, Marx, di cui veniva ora criticata l'eredità in polemica col PCI. In realtà, il "proudhonismo" del PSI craxiano era chiaramente strumentale, funzionale solo alla polemica col PCI berlingueriano: il partito di Craxi si avv

Il grande brigantaggio

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Dopo la conquista manu militari del Regno delle Due Sicilie da parte del Regno di Sardegna (con la formazione del Regno d'Italia unitario), nei territori del Napolitano (il Mezzogiorno italiano continentale, quindi Sicilia esclusa) scoppiò una tremenda ribellione generale contro le istituzioni del nuovo Stato da parte delle plebi contadine di tutta la regione. I maggiori epicentri di tale ribellione furono le zone più povere: l'Irpinia, la Capitanata, l'Alta Terra di Lavoro, le Puglie, i Ducati, ma soprattutto la Lucania (o Basilicata). Di qui veniva il più grande e leggendario capobrigante della stagione del " grande brigantaggio ", definito il Napoleone dei briganti : Carmine Crocco , detto " Donatello ".  La stagione del brigantaggio è stata a lungo banalizzata e rimossa, quasi fosse una sorta di incomprensibile "stortura d'origine" della stagione risorgimentale. Si è stati così costretti, per difendere la vulgata agiografica, a mantener

La fine di "Millimetternich"

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  Il 25 luglio 1934, un fatto traumatico sconvolse questo tranquillo periodo estivo, nientemeno che l'assassinio di  Engelbert Dollfuss , cancelliere della repubblica austriaca. Mentre si accingeva a raggiungere la famiglia per una tranquilla villeggiatura italiana, il politico fu sorpreso nel cuore della cancelleria viennese da alcuni  golpisti  nazisti infiltrati e travestiti, ed ucciso a tradimento. Quell'omicidio pose fine alla breve stagione del regime retto da questa figura dimenticata che tenteremo di riscoprire, e preparò l'annessione dell'Austria al Terzo Reich (ciò che egli aveva tentato in ogni modo di scongiurare).  Di umilissime origini, Dollfuss si distinse nella caotica politica dell'Austria post-bellica. Medievale cuore dell'Europa, dopo la Grande Guerra l'Austria perse l'ultima incarnazione del proprio impero, sfaldandosi e finendo a tiro del "pericolo rosso" che all'epoca terrorizzava l'Occidente dopo gli inaspettati r

Solaro della Margarita e il "vecchio Piemonte"

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  " Addio, vecchio Piemonte! "  (Salvator Gotta) Il Piemonte racchiude in sé una contraddizione: è, all'interno dell'Italia, una terra da sempre "di confine", come il Friuli e il Trentino. Quest'ultimo è storicamente influenzato dalla cultura tedesca, il Friuli da quella slava, e il Piemonte, naturalmente, da quella francese (savoiarda).  Al contempo (qua sta la "contraddizione") è tra tutti gli Stati italiani quello che ha guidato il processo di unificazione statuale d'Italia nell'Ottocento. Il nodo di questa contraddizione  viene al pettine soprattutto guardando alla figura dimenticatissima (ma tutt'altro che dimenticabile) di  Clemente Solaro, conte della Margarita , il leader della destra "reazionaria" piemontese a metà Ottocento, e principale oppositore interno del progetto che voleva fare dello Stato sabaudo il motore e la "testa di ponte" della rivoluzione italiana. Non si deve pensare a Solaro come ad un