La fine di "Millimetternich"

 

Il 25 luglio 1934, un fatto traumatico sconvolse questo tranquillo periodo estivo, nientemeno che l'assassinio di Engelbert Dollfuss, cancelliere della repubblica austriaca. Mentre si accingeva a raggiungere la famiglia per una tranquilla villeggiatura italiana, il politico fu sorpreso nel cuore della cancelleria viennese da alcuni golpisti nazisti infiltrati e travestiti, ed ucciso a tradimento. Quell'omicidio pose fine alla breve stagione del regime retto da questa figura dimenticata che tenteremo di riscoprire, e preparò l'annessione dell'Austria al Terzo Reich (ciò che egli aveva tentato in ogni modo di scongiurare). 

Di umilissime origini, Dollfuss si distinse nella caotica politica dell'Austria post-bellica. Medievale cuore dell'Europa, dopo la Grande Guerra l'Austria perse l'ultima incarnazione del proprio impero, sfaldandosi e finendo a tiro del "pericolo rosso" che all'epoca terrorizzava l'Occidente dopo gli inaspettati rivolgimenti russi. Dapprima esponente del Partito Cristiano Sociale, ministro dell'agricoltura e delle foreste, Dollfuss riuscì a salire al potere nel 1932 a capo del Fronte Patriottico, una formazione politica che pose fine al caos post-bellico mediante l'instaurazione di un regime autoritario. Questo era ispirato all'esempio della marcia su Roma nell'Italia di dieci anni prima, ma differiva dal fascismo italiano (nei confronti del quale vi era pure un parziale richiamo, anche in virtù dell'amicizia personale tra Dollfuss e Mussolini) per un maggior pragmatismo di ispirazione cattolico-conservatrice (da opporre qui alle velleità totalitarie - di matrice hegelo-gentiliana e "socialista" - del movimento mussoliniano). 

Il regime dollfussiano si dimostrò sin da subito, per la verità, relativamente liberale in alcuni campi, come ad esempio, a dirla tutta, proprio quello religioso ("Cristiani e Cattolici, cercheremo di essere indulgenti con tutti, anche con quelli che non la pensano come noi e non battono la giusta strada. La nostra fede non ammette esclusivismi; perciò noi lasceremo piena libertà anche alle altre credenze religiose"), che pure rivestiva un ruolo preminente, sancito da un concordato già nel '32 ("Se il nostro popolo saprà regolare la sua vita secondo i principi religiosi, l’odio, l’egoismo e tutte le bassezze umane spariranno dal mondo. L’uomo non vive solo del pane della sua terra, ma prima di tutto dello spirito che riflette l’eterno"). Nonostante gli espliciti richiami all'esperienza italiana (o ad alcuni elementi di quest'ultima, come la concezione corporativa), Dollfuss non puntava ad un modello totalitario e non instaurò uno Stato onnipotente. 

Viceversa, sul fronte politico, piuttosto dura fu l'opera di repressione ai danni dei partiti socialista e comunista e dei sindacati ad essi legati (con un contrasto decisissimo agli scioperi indetti da questi ultimi a Vienna e altrove) e di quello nazista, di cui erano capillarmente censurate le idee razziste e pangermaniste ("Per noi che siamo cristiani, l'anima dell'uomo ha un valore immensamente superiore a quello della razza"). Non bisogna infatti scordare che l'anno successivo, un altro austriaco (divenuto ormai cittadino tedesco) salì al potere al Reichstag di Berlino, come leader di un movimento anch'esso nazionalista ed anticomunista ed anch'esso ispirato all'esempio fascista, ma decisamente orientato in senso totalitario, bellicista e razzista. Si trattava naturalmente di Hitler, che subito vedrà in Dollfuss un ostacolo geopolitico vistoso alla propria opera. La difesa di una piccola repubblica austriaca, pacifica e indipendente, era una negazione radicale del principio nazista della Grande Germania, motivo per cui il Partito Nazista scatenò contro Dollfuss una campagna di inaudita ferocia. In questo contesto nacque il soprannome (poi ripreso anche senza l'originaria connotazione denigratoria) di "Millimetternich", che ironizzava sulla bassa statura di questo successore di Metternich. 

L'ostilità di Hitler era ricambiata da Dollfuss, che oltre a reprimere politicamente come visto i nazisti austriaci, finanziava direttamente pubblicazioni antinaziste atte a contrastare la dottrina e l'azione hitleriana, insistendo soprattutto, più ancora che sul discorso geopolitico, sull'opposizione ideale di cui sopra. E' significativo in tal senso come in quegli anni abbiano collaborato al governo dollfussiano nomi illustri da Dietrich von Hildebrand a Ludwig von Mises. La rivalità teutonica Hitler-Dollfuss poggiava su di una contraddizione: entrambi si richiamavano a Mussolini (oggetto, come noto, di una vera venerazione da parte di Hitler), il quale era amico personale di Dollfuss (sua moglie si trovava a casa sua quando il marito fu ucciso) e reagì duramente alla sua uccisione. Era chiaro che alle spalle dei golpisti che avevano accoltellato il dittatore austriaco (che fece appena in tempo a ricevere la comunione e a perdonare i propri assassini) si nascondesse la longa manus di Berlino (anche se Hitler, che aveva seguito gli eventi sottobanco, si affrettò a dissociarsi dai responsabili non appena ne fu evidente il fallimento). Mussolini non solo attaccò frontalmente Hitler in uno dei suoi discorsi al balcone (a Bari pronunciò la famosa frase, dal sapore vagamente germanofobo: "Noi possiamo guardare con un sovrano disprezzo talune dottrine d'Oltralpe di gente che ignorava la scrittura con la quale tramandare documenti sulla propria vita in un tempo in cui Roma aveva Cesare, Virgilio ed Augusto"), ma dispose lo stanziamento al Brennero di una divisione italiana atta a difendere il confine austro-tedesco. Mai i rapporti tra Hitler e Mussolini erano e sarebbero stati tanto tesi. 

Eppure, quattro anni più tardi, sarà lo stesso Mussolini ad acconsentire, ormai convertito all'abbraccio fatale con Hitler fino al punto dell'Asse Roma-Berlino (non senza una certa responsabilità dell'ottusa politica estera inglese), all'Anschluss (l'annessione dell'Austria al Terzo Reich), benché esso avesse la conseguenza della deportazione massiccia nei lager di tanti ex dollfussiani, cui i nazisti austriaci proclamavano di voler dichiarar guerra quanto ad ebrei e comunisti. 

Fotomontaggio nazista di propaganda anti-Dollfuss. 
La frase recita: "Il grande e il piccolo Cancelliere", ironizzando malevolmente sulla bassa statura del leader austriaco. 

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